Come Settore Adulti diocesano abbiamo svolto nel mese di ottobre tre incontri nelle diverse zone della nostra diocesi, il tema è stato “lo sguardo” legato all’iniziativa annuale del Settore Adulti “Questione di sguardi”.
È stato bello perché ci siamo incontrati di nuovo, perché ci siamo guardati dal vivo, perché abbiamo ripreso a confrontarci di persona, anche per dare un messaggio di incoraggiamento a tutte le parrocchie sul fatto che ora è possibile vedersi e riprendere un cammino nelle modalità che ci sono più care.
Nell’osservazione dei tre incontri ho potuto notare una cosa su cui ho riflettuto molto, la difficoltà che abbiamo noi adulti di parlare di noi stessi, di mettere in evidenza le nostre debolezze, di parlare facendo riferimento a noi stessi.
Da giovani è più “normale” essere corretti, dimostrare di aver sbagliato, ammettere che “dobbiamo ancora crescere”, da adulti non è poi così “normale” o forse non è così comodo, spesso ci nascondiamo dietro i nostri ruoli, “professore”, “dottore”, “madre”, “padre”, “responsabile”, “operaio”, ecc.
Questa dinamica comune mi ha colpito molto, anche perché come possiamo crescere se non partiamo da noi stessi? Il fatto che siamo adulti non significa certo che abbiamo smesso di crescere e migliorare, significa solo che le lancette dell’orologio hanno fatto già un bel po’ di giri.
È facile parlare del mondo, di ciò che accade al di fuori di noi, tutte cose vere e giuste, spesso però questa tendenza a parlare di ciò che c’è fuori di noi è un modo per evitare di parlare di NOI.
Se, ad esempio, si parla dell’umiltà, è facile parlare di come oggi nella società questo valore manchi, è molto più difficile distinguere come il valore dell’umiltà parli a me stesso e quanto io vivo questo valore.
Ma se come adulti, la nostra intenzione è quella crescere, allora in maniera onesta e con coraggio dobbiamo fare un passo in più, mostrarci e capire come questo valore si relaziona con me.
Nel periodo in cui abbiamo svolto questi incontri c’è stata una lettura del Vangelo che si è incastrata perfettamente al tema trattato, ed è l’incontro di Gesù con il “giovane ricco”. Un incrocio di sguardi e quello di Gesù è disarmante, perché dopo un iniziale dialogo il Signore guarda il giovane di fronte a Lui con occhi pieni di amore: il giovane ricco si è accorto di essere stato riconosciuto, Gesù ha guardato nel suo cuore e lui lo ha capito, si è sentito guardato, osservato e credo abbia avuto vergogna. Quello sguardo amorevole e allo stesso tempo così presente gli ha fatto ricordare tutte le sue debolezze, le sue mancanze, le sue carenze, e non ha saputo sostenere il confronto, ha preferito chiudere quella porta, nascondere tutto e andare via. Gesù era lì pronto a mettere ordine in quella vita, a trasformarne le debolezze, le mancanze e le carenze in qualcosa di nuovo e buono; il giovane invece si ritrae, preferisce restare com’è, non mostra la parte più vulnerabile di sé e prosegue per la sua strada.
Ecco, anche noi facciamo così, come possiamo crescere se ciò che abbiamo dentro resta dentro, se non confrontiamo ciò che viviamo nel nostro cuore con le provocazioni che Gesù ci manda? Ogni domenica abbiamo la possibilità di metterci in discussione confrontandoci con la Parola, e qui faccio una domanda, a me e a voi: “Quando dall’altare viene dato un insegnamento che ragionamento fai? Pensi Sì, oggi è proprio quello che servirebbe, e ne conosco di persone che dovrebbero cambiare, oppure pensi Sì, mi hai beccato, in questa cosa devo proprio migliorare? Per me e per tutti, allora invoco questa preghiera: “Signore aiutami a crescere”.