La Pira e la Politica
Il beato Giorgio La Pira viveva in una stanzetta in un convento di suore di clausura vicino Firenze, era un uomo di preghiera, pieno di Speranza ed un indefesso lavoratore per la pace tra le nazioni; nello stesso tempo era capace di fare da mediatore tra gli Usa e l’Urss e combattere le ingiustizie della città; era attento alle esigenze degli sfrattati e degli ultimi in generale, consolava i disoccupati, lottava per la difesa dei posti di lavoro e di tutti i diritti dei lavoratori; egli ripeteva spesso “non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa ‘brutta’! No: l’impegno politico – l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall’economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità”.
Il sindaco di Firenze (1951-1958; 1961-1965), padre costituente, messaggero di pace, sosteneva che dopo l’unione con Dio la politica è la più alta forma di carità! La Pira ripeteva che lo potevano anche arrestare, ma non avrebbe mai tradito i poveri, gli indifesi, gli oppressi: “non aggiungerò al disprezzo con cui sono trattati dai potenti l’oblio od il disinteresse dei cristiani”; egli ricercava ed attuava le migliori soluzioni per supportare i meno abbienti e non avrebbe mai rifiutato di sostenere gli indigenti.
Non perdeva troppo tempo nelle parole, ma aiutato dalla Parola, sosteneva gli ultimi. A lui certamente non sarebbe andato alla ricerca dei like alle pagine social, ma piuttosto avrebbe cercato le soluzioni migliori per migliorare la società.
L’assistente nazionale e la Politica
Un altro stimolo per noi di Ac per occuparci del sociale, della politica ci proviene dalla parole pronunciate alcuni mesi fa dell’assistente nazionale Monsignor Sigismondi secondo cui la parrocchia è inserita nel quartiere ed i soci non possono limitarsi a presidiare i confini del territorio, devono riscoprire la grammatica di base del primo annuncio, far parte di esso, prenderne le parti; l’attenzione alla vita sociale non è separabile dall’impegno ecclesiale; l’assistente nazionale sollecita i soci a prendersi cura dei poveri, amici abituali della canonica, e di coloro che si sono allontanati per delusione d’innamorati.
Mons. Sigismondi ritiene che la parrocchia non deve rinunciare al suono delle campane, ma deve avere il coraggio di passare dalla pastorale del campanile a quella del campanello, dalla pastorale a pioggia di mantenimento a quella a goccia di accompagnamento.
Tutto ciò rappresenta uno stimolo per vivere appieno la fede, alimentarla alle sorgenti della Parola e dell’Eucarestia per testimoniare il vangelo di Gesù in tutti gli ambienti che frequentiamo e rendere migliori le città che amiamo ed abitiamo.
Matteo Truffelli e l’impegno politico
In questa breve panoramica sugli inviti ad occuparci del sociale e della politica non potevano mancare le parole del presidente nazionale che più volte ha invitato i soci di Ac ad occuparsi di Politica; nel suo ultimo libro uscito quest’anno Una nuova frontiera. Sentieri per una Chiesa in uscita, ha richiamato ad uno sforzo culturale e formativo per rilanciare il valore della politica; secondo Truffelli bisogna educare le persone alla passione per la politica e prendersi cura di coloro che si spendono in essa con generosità e competenza, a partire da chi è giunto a tale impegno sulla scorta del cammino vissuto in associazione. Non dobbiamo abbandonarli a se stessi, ma continuare a sostenerli, formarli e mantenerli ben radicati dentro il tessuto dell’associazione e della comunità ecclesiale.
Anche Truffelli ritiene che la politica non può essere estranea alla missione del Popolo di Dio nel mondo; in ambito ecclesiale ed associativo si deve discutere di temi o questioni politiche. Non dobbiamo temere le divisioni, dobbiamo confrontarci, dialogare, perché le ragioni della nostra unità sono ben più radicali.
In questo modo ci sottrarremmo alla tentazione di ‘tirare il Vangelo per la giacca’, ascrivendolo con troppa leggerezza alle nostre convinzioni o alla nostra parte politica, e squalificando coloro che dentro la comunità ecclesiale non la pensano come noi.
Ed ecco che i soci devono approfondire le tematiche politiche, studiare i documenti ecclesiali, le leggi dello Stato, comprendere come si amministra la cosa pubblica e lavorare in modo pacifico, costruttivo e gratuito per il bene comune.
Il cristiano, consapevole della necessità di costruire ponti e non alzare muri, deve rivolgersi a tutti gli uomini di buona volontà, a tutti quei cittadini che secondo Don Luigi Sturzo sono moralmente liberi e socialmente evoluti e che sentono «alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiudizi né preconcetti.
Infatti per vivere pacificamente c’è bisogno della collaborazione con tutti coloro che hanno la stessa ambizione, occorre, secondo Don Luigi Sturzo, mettere insieme energie e risorse morali, aspirazioni ideali e capacità operative di tutti coloro che mirano alla costruzione di una società migliore.