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Lettera ad un educatore sulla cultura della cura

I CARE: la relazione educativa equilibrio tra empatia e formazione. Costruire Armonia tra testa, cuore e mani.

Caro educatore,
scrivo a te e contemporaneamente ripeto a me stessa le riflessioni che accompagnano la scelta di prestare servizio in Associazione. So bene che quando hai accettato di impegnarti un brivido per un attimo ti ha attraversato la schiena svanendo di fronte all’immagine della comunità associativa che negli anni ti è stata sempre accanto.
Conosco i tuoi timori di fronte alla responsabilità di accompagnare la crescita di ragazzi, so che hai paura di sbagliare facendo troppo o troppo poco… ti capisco esattamente come ti comprende, con un sorriso d’incoraggiamento, chi ti ha proposto questa avventura. Ognuno di noi cresciuto in associazione sa bene cosa hai provato quando hai pronunciato il tuo “Mi Impegno”.
Quel brivido non deve essere una paura che paralizza ma un impulso che ci scuote e ci mette all’opera. Non ti dirò che stai intraprendendo un percorso facile, piuttosto ti dirò che è una svolta necessaria, l’occasione di restituire ciò che negli anni l’Associazione ha fatto per te contribuendo a farti diventare ciò che sei.
Papa Francesco ci ricorda che educare non è riempire la testa di idee ma camminare insieme in una “tensione fra il rischio e la sicurezza”. Educare significa costruire un’armonia tra la testa, il cuore e le mani, mettere d’accordo pensieri, sentimento ed agito affiancando i ragazzi nel loro percorso educativo. Non si può educare senza camminare insieme alle persone che si stanno educando, educare non è dire cose puramente retoriche ma far incontrare quello che si dice con la realtà. Educare significa credere in un volo, aiutare a far emergere talenti, esercitare la speranza e dare una possibilità al cambiamento.

Caro amico, ciò che ti è stato chiesto non può essere improvvisato, formarsi per educare è un’esigenza che avvertirai tu per primo. Quel brivido sarà la molla che ti spingerà a chiedere aiuto e che ti farà passare intere serate a leggere le proposte formative e a programmare attività con i tuoi compagni di avventura. Ti stupirai di te stesso quando avvertirai l’esigenza di partecipare ad un campo di formazione per responsabili ed educatori e riempirai la tua libreria di sussidi associativi nei quali cercherai i riferimenti del tuo agire. Ti auguro tutto questo insieme alla consapevolezza di avere tra le mani il futuro. Tu sai bene che dietro a quegli sguardi un po’ diffidenti c’è la voglia di essere guidati, scoperti e valorizzati in un cammino di fede vissuto nella concretezza della quotidianità.
Ebbene sì, scoprirai quanto è necessario in-formarsi per educare, e capirai quanto è necessario che tu segua un cammino di fede che alimenti costantemente il tuo entusiasmo rendendoti un testimone credibile e un educatore autorevole.
Cosa significa essere un educatore autorevole? Sarai una guida autorevole se riuscirai a divenire per i tuoi ragazzi un punto di riferimento, un sostegno, una guida e, in alcuni casi, semplicemente un compagno di viaggio silenzioso. Alla base di questa relazione educativa c’è l’affidabilità e la coerenza tra detto e agito, scoprirai presto che più potente di ciò che dici è ciò che fai e che quegli occhi diffidenti e apparentemente distratti, ti scrutano costantemente perché cercano in te e nel tuo esempio la prima risposta alle loro domande. A poco serviranno ritiri spirituali fantasmagorici se la domenica non ti vedranno in Chiesa; a poco serviranno i tuoi discorsi sulla fratellanza se tu non saprai fare comunità … ciò non significa che non ti verranno perdonati gli errori o che dovrai essere perfetto, ma ti si chiede di metterti in discussione e di intraprendere anche tu quel cammino di cambiamento che chiedi.
L’azione di un educatore è tanto più efficace quanto più è frutto di sinergie e collaborazioni, anche il Papa ci ricorda costantemente che da soli non si va da nessuna parte! Ti svelo un segreto, nella tua missione educativa non sei solo, sono in tanti a lavorare per il tuo stesso obiettivo, sono in molti a scommettere su quel volo e ad adoperarsi perché le ali dei tuoi ragazzi siano robuste e sicure… e allora gioca in squadra! Costruisci reti, collabora, interagisci anche con chi è fuori dalla vita parrocchiale, stabilisci sinergie, trova partner, cerca testimoni, cala negli ambiti di vita dei ragazzi il nostro messaggio di fede. Questo lavoro sinergico espliciterà ai ragazzi il concetto che la quotidianità è fatta di relazioni ed interazioni continue e che il nostro viaggio è più intenso e stimolante se fatto in compagnia, anche di chi è diverso da noi.
Altro elemento che deve caratterizzare un educatore di AC è la passione per ciò che fa e l’empatia: nessun ragazzo merita un educatore che subisce il suo ruolo! Al contrario la capacità di mettersi nei panni degli altri genera interesse e affidamento permettendo di entrare in relazione stabilendo connessioni autentiche. I nostri ragazzi sono bravissimi a riconoscere il fascino dell’I CARE (mi sta a cuore) che maestoso attrae e riempie di senso ogni azione e parola che proferirai, ma sono altrettanto abili a sbugiardare chi non è realmente un loro “fan”!
Amico mio imparerai presto cosa significa I CARE… ti ritroverai una sera a pensare a Luca che ha smesso di studiare perché non si sente apprezzato o a Serena che a scuola non saluta gli amici della parrocchia, la preoccupazione per i loro piccoli o grandi problemi ti accompagnerà e ti ritroverai a pensare a loro e alle loro fragilità nello strutturare la riunione, diventerà per te naturale “aver cura” dei tuoi ragazzi e la loro serenità sarà il tuo percorso di pace.
In conclusione ti auguro un buon cammino a fianco dei ragazzi a te affidati e ricorda che se hai bisogno basta chiedere aiuto, la nostra grande famiglia sarà pronta a sostenerti.

Francesca


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