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Cos’è e cosa fa il Consiglio Diocesano

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La democraticità è una caratteristica insita nel DNA dell’Azione Cattolica, perché è espressione della partecipazione alla corresponsabilità, che, come si legge nello Statuto (art.11), è una categoria fondante della nostra associazione. Nello stesso Statuto si legge che la partecipazione alla vita associativa è un diritto/dovere del socio di AC (art.17), che così contribuisce alla realizzazione delle sue finalità: diritto di ogni socio è “partecipare all’elezione degli organi collegiali dell’Associazione e alla determinazione delle sue scelte fondamentali” (art. 17.2). In quest’ottica si configurano le Assemblee dei soci, a vari livelli, che, ogni 3 anni, diventano anche assemblee elettivi: i soci che hanno diritto al voto sono chiamati a scegliere le persone che ritengono adatte a organizzare la vita associativa.

Il Consiglio Diocesano è l’espressione dell’Azione Cattolica di ogni singola diocesi in Italia, l’organo i cui membri, eletti in sede di Assemblea dai delegati parrocchiali e rappresentanti le diverse realtà territoriali della propria diocesi, hanno, oltre alla funzione elettiva per la formazione della Presidenza, “la definizione e la verifica della programmazione associativa, nel quadro degli obiettivi e delle linee approvate al riguardo dall’Assemblea; le funzioni deliberative dei regolamenti e dei documenti di indirizzo; la determinazione, secondo le modalità previste dal presente Statuto, delle quote associative; la approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo annuali” (art.18).

L’ Atto normativo della nostra diocesi pone al primo punto dei compiti del Consiglio quello di “assumere la responsabilità della vita e dell’attività dell’Associazione diocesana, … , studia, promuove e cura le iniziative dell’Associazione diocesana “ (art. 56- Atto normativo).

E’ evidente che la scelta delle parole utilizzate non è casuale e pone l’accento sul ruolo importante che il Consiglio ha, quello di farsi carico della vita dell’ AC nella diocesi di Salerno-Campagna-Acerno: ogni consigliere è espressione unitaria dell’intero territorio diocesano, pur appartenendo ad una singola parrocchia. Espressione unitaria, sì, perché il Consiglio, composto da rappresentanti dei due Settori e dell’ ACR, lavora per l’intera associazione e ogni consigliere è chiamato a ragionare non solo per il Settore nel quale è stato eletto, ma per l’associazione tutta.

E, per chi ha la fortuna, sì, la fortuna, di essere chiamato a vivere questa esperienza, è proprio questa, la grande bellezza: nel consiglio diocesano si ha la possibilità di lavorare fianco a fianco per un fine comune, con persone diverse da te, che, come te, amano questa associazione vogliono farla sempre più bella e a misura dei vari soci.

Se si è un giovane, potrebbe essere la prima volta che ci si trova a lavorare fianco a fianco con persone più adulte, in un dialogo tra pari nel quale ogni opinione conta, perché si è tutti uguali (e questa è un’importante palestra, anche per la vita lavorativa futura, sì, proprio così!); se si è un adulto, si riscopre la possibilità di star seduti e ragionare con persone più giovani e così non solo ci si riscopre di nuovo giovani dentro, ma si re-impara a comprendere le necessità, le richieste, i desideri dei “più piccoli”, dai quali non si finisce mai di imparare. Tenere aperto il cuore, è questo lo spirito e, se vogliamo, la marcia in più che ci viene dallo Spirito, con cui lavora e opera un consigliere diocesano di Azione Cattolica.

Il secondo compito del Consiglio Diocesano è espresso da un verbo non casuale: studiare; verbo difficile da amare, e pure, come tutti coloro che aderiscono all’ AC sanno, fondamento dell’associazione, insieme, con preghiera azione e sacrificio. Nel suo discorso ai delegati dell’ AC, il 22 settembre 1973, Paolo VI ribadì l’importanza dello studio, “perché oggi, come ieri, l’apostolato è difficile, è contrastato, suppone convinzioni profonde e durature: e le convinzioni non si improvvisano, né si affidano alla labile carica del sentimento, ma esigono una solida preparazione della mente insieme con l’allenamento della volontà”. Parole di 47 anni fa, ma sempre valide, e forse ancora di più per noi oggi, in questo momento storico. Il Pontefice allora invitava i soci di AC ad “essere sempre all’altezza dei tempi, per esser pronti a dar ragione della vostra fede a chi ve lo domandi (Cfr. 1 Petr. 3, 15)”. Lo studio è, quindi, compito essenziale dei consiglieri diocesani, perché solo così la programmazione della vita associativa dell’intera diocesi ha fondamenti concreti, seri, saldi e può essere espressione viva sul territorio delle nostre città e dei nostri paesi dell’impegno che l’AC vuole mettere nel rinnovare le coscienze laicali dell’oggi.


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