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E vide e credette

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L’esperienza di Maria di Magdala e dei discepoli, Pietro e l’altro discepolo, hanno un elemento in comune: lo stupore.

L’una per aver sperimentato il consolante incontro con il Risorto che illumina il suo volto e il suo cuore prima ancora che il sole illuminasse la terra.

Gli altri la constatazione del sepolcro vuoto che conferma le parole condivise dal Maestro circa la sua risurrezione.

Nel cuore di tutti alberga ancora, lo spavento, la triste e la dolorosa esperienza della passione e morte del loro Maestro, la paura che tutto possa esser finito. Per Pietro è ancora più dolorosa: porta nel cuore il pesante fardello di averLo rinnegato. Ma la speranza non viene meno e, nella notte, si resta in trepidante attesa.

Ma cosa spingono i discepoli, Maria di Magdala e tanti altri a provare stupore e gioia per quell’evento sperato e atteso? La piena convinzione che il Maestro è risorto e li ama, senza lasciarli mai soli.

Quando i discepoli entrano nel cuore della terra che aveva custodito il corpo di Gesù e constatano che quel luogo è vuoto, non possono non confermare la fede incondizionata nel Cristo risorto.

La nostra esperienza pasquale prolunga l’esperienza stessa dei discepoli, di Maria di Magdala e di tanti uomini e donne che hanno creduto nelle parole del Maestro.

E vediamo e crediamo, nei solchi della nostra storia, che il Maestro continua a lasciare sepolcri vuoti. Noi lo constatiamo e da credenti lo annunciamo ai fratelli.

E chi accoglie il nostro annuncio di vita deve poter sperimentare che il sepolcro non è più l’ultima parola per l’uomo, ma c’è un oltre che ci trascende; la paura non è più quel veleno che soffoca e porta alla morte del cuore, ma il Risorto l’ha sconfitta, inondando di luce e speranza l’intero universo.

Noi siamo coloro che vedono e credono perché amati. Questa è la nostra pasqua di risurrezione. 


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