A conclusione dei due incontri che hanno visto impegnati animatori e responsabili parrocchiali del settore adulti di Ac crediamo sia opportuno fare il punto della situazione.
1. “C’è vita su questo pianeta!” Nonostante il tempo “sospeso” del Covid19 abbia davvero messo alla prova l’integrità dei nostri gruppi e interrogato ripetutamente la nostra responsabilità, non ha però messo in discussione (grazie a Dio!) la passione associativa che si è manifestata nelle tante forme di creatività messe in campo sul nostro territorio.
2. “Ricomincio da me” Ora che siamo ai margini del tempo del “distanziamento sociale” sentiamo il bisogno di ri-definirci come responsabili associativi al servizio della Chiesa. Questo processo non può che iniziare partendo dall’etimologia della parola “animatore”. Animare significa “dare anima”, dare vita e generare speranza nelle situazioni difficili, spesso percepite come irrecuperabili, o più banalmente già date per scontate. Il nostro servizio deve essere capace di trasformare ogni nostro incontro in uno simile a quelli che Gesù aveva con i suoi contemporanei.
3. “Perfetto a chi?” Tenetevi forti: non siamo perfetti! È una rivelazione che ci lascia senza fiato? Non credo, non saremo perfetti ma siamo persone serie. Persone che si riconoscono in cammino, alla ricerca della strada condivisa da percorrere insieme, come buoni compagni di viaggio, nel sostegno reciproco, che sanno di dover mettere in gioco le competenze acquisite dall’esperienza e dalla passione. Persone che sanno modellarsi intorno alle persone che gli vengono affidate per creare un ambiente caldo ed accogliente ma che restano salde sui principi, testimoni della Verità.
4. “1094, Evergreen Terrace, Springfield (USA)” Tranquilli. È solo l’indirizzo di casa Simpson. Ma perché i Simpson? Perché gli omini gialli rappresentano tutti noi. Personaggi assolutamente imperfetti! Il peggiore nasconde in sé delle virtù positive e il più “sano” porta con se delle zone buie con le quali fa continuamente i conti. Sono tutti personaggi in cammino, pieni di buoni propositi, dai passi incerti ma capaci di slanci inaspettati. La stessa famiglia Simpson resta unita dalla diversità dei componenti che creano il giusto equilibrio colmando i vuoti che lasciano gli altri. “La forza di una catena sta nella resistenza dell’anello più debole” citava un film di qualche anno fa. Quante volte quella persona che non abbiamo mai stimato ci ha stupito con un suo gesto o riflessione, ci ha donato quella parola che in quel momento ci ha salvato la vita? È il senso di un gruppo Adulti, ognuno fa la sua parte e sostiene l’altro verso il percorso che conduce alla scoperta del senso delle cose se lasciamo aperta la porta dello stupore e della bellezza e della condivisione senza pregudizi. Nessuno è migliore, ma tutti in cammino… e come direbbe il Sig. Burns: Eccellente!
Episodio 1
ANIMATORE LOGORROICO VS COMUNICATIVO
Nell’incontro tra animatori e responsabili parrocchiali del Settore Adulti del 25 giugno ci siamo interrogati sul nostro essere animatore di un gruppo adulti e quali rischi potremmo correre nello svolgere il nostro servizio.
Partendo da 5 figure “più imperfette” , contrapponiamo 5 figure “meno imperfette”, che rispecchiano le indicazioni che ci forniscono gli strumenti associativi.
La prima figura è: l’animatore logorroico. Che non è necessariamente una figura soltanto negativa, perché è mosso realmente da buone intenzioni: è’ l’animatore che vuole incessantemente mantenere i rapporti con tutti i membri del gruppo, senza tregua e senza sosta: messaggi giornalieri sul Vangelo, una rassegna di stampa di articoli associativi utili, continui appuntamenti per incontri in parrocchia più o meno formali, costanti telefonate e chiacchiere con tutti, per tenere ciascun membro del gruppo al corrente degli ultimi eventi e aggiornato su tutte le novità…
Ad esso si contrappone l’animatore comunicativo. Le parole sono importanti, come ben sappiamo, e non vanno usate solo per riempire il silenzio, ma per comunicare DAVVERO, in un dialogo che coinvolga la vita. L’animatore comunicativo è colui che riesce a far spazio davvero agli altri, uscendo da se stesso per mettere l’altro al centro, ascoltando la sua esperienza e creando uno spazio di accoglienza reciproca: non riempie gli altri di parole, ma cerca di rendere il gruppo il luogo dove tutti si raccontano.
Non è semplice, certo, perché l’animatore di un gruppo adulti è allo stesso tempo, guida e partecipante, ma, come dice lo stesso Progetto Formativo “Perché sia formato Cristo in voi”, all’interno del gruppo adulti il compito formativo consiste in primo luogo nel favorire la comunicazione tra le persone. Ciascuna di esse ha un cammino avviato e porta esperienze vissute, perciò il percorso formativo qui si caratterizza soprattutto per la ricerca condivisa, alla quale l’animatore partecipa offrendo contenuti, facendo proposte e suggerendo esperienze. L’animatore è una persona che non si pone al di sopra delle altre, ma piuttosto che si mette in gioco all’interno di un percorso comune. (Cap.7.1)
Allora, in questo tempo d’estate in cui pensiamo già a come organizzare il cammino del gruppo per il prossimo anno associativo, pensiamo anche alla modalità di raccogliere le storie dei membri del gruppo adulti, almeno in alcuni frammenti significativi.
Episodio 2
ANIMATORE POLITICAMENTE CORRETTO – EMPATICO
Dopo l’animatore logorroico è la volta dell’animatore politicamente corretto! (cfr. Imperfetti nell’unità).
Egli tende ad accontentarsi sul piano delle relazioni: crede che entrare troppo nelle questioni di vita delle persone potrebbe risultare invadente, soprattutto quando esistono significative differenze di età.
Per gli incontri settimanali preferisce sempre proporre riflessioni generali, di ampio respiro, senza far mancare un brano del Vangelo scelto ad hoc e soprattutto le indicazioni del parroco… Che cosa si può fare di più? E’ già tanto che gli adulti partecipino all’incontro in questa epoca così individualista!
A questa figura “imperfetta” contrapponiamo quella “meno imperfetta” di animatore empatico, pronto a crescere nella capacità di farsi compagno di strada degli adulti che gli sono affidati. Lo stesso Papa Francesco invita ad accettare la sfida: «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr. Es 3,5)».
Tutto ciò non può prescindere dalla conoscenza del proprio interlocutore, a cui l’animatore adulti giunge entrando in punta di piedi nelle storie degli altri con empatia e sostenendo con chiarezza e misericordia i singoli perché disegnino la loro personalissima esperienza formativa in funzione dei loro specifici bisogni, delle loro aspettative e soprattutto dei loro vissuti.
Appare quindi evidente che non è sufficiente dispensare contenuti, ma è necessario che – come afferma il Progetto Formativo – l’animatore sia capace di relazioni discrete e propositive: discrete, perché non si sostituisce allo Spirito e alla responsabilità di chi deve compiere le proprie scelte di maturità; relazioni propositive, perché la libertà delle persone è suscitata anche dal fascino di stili di vita belli e attraenti e al tempo stesso indicati come possibili dall’esperienza di chi ha già compiuto una parte di cammino. (cfr. Cap.7.1)
Episodio 3
ANIMATORE PIO VS ANIMATORE “ISPIRATO”
La terza coppia di animatori che vogliamo mettere a confronto è: l’animatore pio vs. l’animatore “ispirato”.
L’animatore pio è colui che rischia di condurre se stesso e il gruppo adulti verso una forma di religiosità disincarnata dalla vita, in quanto – in maniera più o meno consapevole – concepisce la preghiera e la vita spirituale (che pure è essenziale nella vita di un gruppo adulti!) come “luogo” di evasione dai problemi della realtà e di disimpegno verso le realtà temporali, come un appartarsi dal mondo per incontrare Dio. In tal modo, egli cade nella tentazione denunciata da Papa Francesco in Evangelii Gaudium n. 262: abbracciare una spiritualità intimistica e individualistica (che mal si compone con le esigenze della carità, oltre che con la logica dell’Incarnazione), con il conseguente rischio che alcuni momenti di preghiera diventino una scusa per evitare di donare la vita nella missione e per rifugiarsi in qualche falsa spiritualità.
Ad esso si contrappone la figura dell’animatore “ispirato”. Si tratta di quell’animatore che – mettendo giustamente la spiritualità al centro della proposta formativa dell’Associazione – si prende cura, in stretta sinergia con l’Assistente, di alimentare la vita spirituale propria e degli altri componenti del gruppo adulti attraverso la lettura della Parola e della vita. Egli si lascia stupire e coinvolgere dalle storie delle persone e impara le domande con cui interrogare la Parola e la vita. Per la vita del gruppo, infatti, la spiritualità non è un qualcosa da fare, né un percorso ‘altro’ rispetto alla vita. Anzi, è proprio un intreccio di ascolto e di vita che dialogano e si compenetrano. Per questo motivo una spiritualità che voglia essere veramente “incarnata” deve condurre a vivere secondo lo Spirito: in fondo «si prega come si vive, perché si vive come si prega» (CCC 2725).
Per fare tutto ciò, è necessario – come afferma il Progetto Formativo – che l’animatore stia «in ascolto dello Spirito, perché crede che sia Lui il regista dell’azione educativa. Di essa l’animatore è testimone; per la sua efficacia, crea le condizioni adatte». (cap. 7.1.)
Episodio 4
ANIMATORE LAMENTOSO VS LUNGIMIRANTE
La quarta coppia di animatori che vogliamo mettere a confronto è: l’animatore lamentoso vs l’animatore lungimirante.
L’ animatore lamentoso è colui al quale viene facile fare un elenco di recriminazioni e di lamenti contro tutti e tutte: forse ha solo bisogno di essere ascoltato! Accadono tante cose durante la sua giornata che gli piace raccontarle e farle diventare oggetto degli incontri.
Ad esso si contrappone la figura dell’animatore lungimirante. Si tratta di quell’animatore che cerca di fare verifica prima di tutto su se stesso, rivedendo i propri atteggiamenti, prova a tradurli, non in ostacoli, ma in modi nuovi di coniugare la vita quotidiana e le fragilità di tutti, cogliendo il meglio e il bello di tutti. È convinto che proprio dal racconto delle esperienze altrui che si possono creare relazioni belle.
Per essere sempre pronto ad accogliere l’altro che ci è stato affidato con partecipazione e con “meno lamentele” consigliamo di rileggere il paragrafo riportato di seguito “Oggi è possibile educare gli adulti?”(pp.10-11) – “Compagni di strada” Appunti per la formazione degli animatori del gruppo adulti
Per rispondere a questa domanda è necessario precisare quali sono le condizioni di possibilità affinché una azione possa definirsi «educativa»: certamente condizione fondamentale è il contenuto che si vuole trasmettere; ma altrettanto si può dire del rispetto della libertà dell’altro. Dovremmo poi parlare anche dell’intenzionalità con cui porre gesti che vogliono far crescere. Ma una condizione è determinante per l’accoglienza dell’azione educativa, nei cambiamenti socio-culturali in cui oggi viviamo. Si tratta dell’autorevolezza di chi vuole educare. La domanda di fondo allora diventa: «Oggi ci sono ancora persone e istituzioni autorevoli a cui concedere la personale fiducia, a prescindere dal contenuto che propongono?». Mentre è proprio dei giovani mettere in discussione qualsiasi autorità, oggi vediamo che anche tra gli adulti non ci sono molte istituzioni o singoli individui che godano di grandi e certe considerazioni. A quali condizioni diventa oggi possibile l’esercizio dell’autorità? E quali fattori spingono un adulto a concedere fiducia e autorevolezza ad un altro adulto educatore? Gli anni Sessanta-Settanta hanno spazzato via il principio di autorità della classe dirigente e la nuova situazione socio-culturale ha avuto ricadute significative soprattutto negli ambiti educativi e istituzionali, come la scuola. Anche la percezione della legge è quella di un limite posto alla libertà della persona: «Se non ci fosse sarebbe meglio, potrei fare molto di più», è il pensiero ricorrente di una buona parte di cittadini. Il contesto sociale oggi ci presenta figure autorevoli apparentemente deboli, soprattutto se confrontate con figure e istituzioni di qualche decennio fa. Il primato è dato alla libertà e alla coscienza personale. Se prima bastava il ruolo per essere ascoltati, oggi stare nella relazione educativa chiede perseveranza, particolare finezza, grande ascolto dell’interlocutore, buona capacità di rendere ragione della proposta che si intende fare. La scommessa oggi, anche con gli Adulti, è la possibilità di proporre loro percorsi formativi che mirino al cuore delle questioni centrali della vita, a fronte di una proposta culturale, per certi aspetti arricchente, ma molto frammentata. La questione diventa perciò quella di aiutare gli adulti a fare sintesi attorno ad un senso che dia unità alla vita, in un contesto segnato dalla complessità, dalla relativizzazione di ogni visione del mondo.
Episodio 5
ANIMATORE TUTTOLOGO – TESTIMONE CREDIBILE
Oggi, ultima puntata della nostra serie, cercheremo di dare delle indicazioni sulla differenza tra animatore tuttologo ed animatore testimone credibile.
L’animatore adulti non è un tuttologo, non può e non deve conoscere tutto; d’altro canto a volte per coprire la paura di non sapere abbastanza, si rischia di dare sfoggio della propria preparazione formativa e culturale su tematiche affrontate in ambiti diversi per mostrare al gruppo di non avere punti deboli. A tal riguardo vale la pena ricordare il grande filosofo Socrate che diceva: «L’unica cosa che so con certezza è che so di non sapere»: egli evidenziava che lo stupore per le scoperte quotidiane è il pane che alimenta il desiderio di conoscenza. Non può esistere un animatore “tuttologo”, perché – come Socrate – anche noi «sappiamo di non sapere».
L’animatore adulti deve essere un testimone della fede che comunica, della Chiesa di cui è parte, dell’associazione cui aderisce. Per questo è impegnato ad educare se stesso, a mettersi in gioco come credente, a crescere insieme alle persone che gli sono affidate; egli vive con intensità il cammino della sua comunità ecclesiale e ha fatto dell’Azione Cattolica una scelta motivata e decisa. Egli deve far comprendere che l’incontro è unico, è un’occasione di crescita per tutti i componenti del gruppo; l’animatore promuove la modalità laboratoriale nella preparazione degli incontri, è capace di dare spazio a tutti, valorizza le competenze di ciascuno, cura e coordina il cammino affinché tutti possano sentirsi protagonisti e significativi per la vita del gruppo.
Non meno importante è il fatto che egli deve essere connesso con il mondo, con la realtà che lo circonda a partire dalla comunità ecclesiale, dal quartiere, dalla città in cui vive; a cosa servirebbe, infatti, una fede disincantata dalle problematiche quotidiane? Se non fosse appassionato del bene comune, come potrebbe condurre i soci ad un maggior impegno per il miglioramento della qualità di vita? Il socio di AC e, quindi, in particolare l’animatore, come chiedeva don Tonino Bello, deve essere capace di accoglienze ecumeniche, provocatore di solidarietà planetarie, missionario fino agli estremi confini, profeta di giustizia e di pace.
Il magistero di Papa Francesco con la Laudato Sì, l’Evangelium Gaudium, l’Amoris laetitia, la Gaudete et exsultate deve, poi, essere il suo pane quotidiano, perché nel gruppo non porta se stesso, ma Gesù Cristo, che ha vissuto nel mondo ed ha voluto che fossimo felici già adesso; l’animatore deve, pertanto, impegnarsi affinché il suo gruppo possa comprendere che la parola “felice” o “beato” diventa sinonimo di “santo”, perché esprime che la persona fedele a Dio e che vive la sua Parola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine.
Infine, l’animatore adulti deve conoscere la storia dell’Azione Cattolica, l’esempio, le parole e la testimonianza del presidente Vittorio Bachelet devono guidarlo affinché l’associazione possa essere effettivamente una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signore, che sono amici: e questa rete di uomini e donne che lavorano in tutte le diocesi, e di giovani, e di adulti, e di ragazzi e di fanciulli, che in tutta la Chiesa italiana con concordia, con uno spirito comune, senza troppe ormai sovrastrutture organizzative, ma veramente essendo sempre più un cuor solo e un’anima sola cercano di servire la Chiesa. E questa è la grande cosa. Perché noi serviamo l’AC non poi perché c’interessa di fare grande l’AC, noi serviamo l’AC perché c’interessa di rendere nella Chiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli. E questa credo sia la cosa veramente importante.”
Bibliografia:
Progetto Formativo dell’ Azione Cattolica Italiana Perché sia formato Cristo in voi
Pietre Vive – Appunti sul servizio degli educatori e animatori di AC
Compagni di strada – Appunti per la formazione degli animatori del gruppo Adulti
https://adulti.azionecattolica.it/6nellanima-animatori-attenti-alle-relazioni
Platone, apologia di Socrate
Sito nazionale Ac
Semplicemente Santi di Don Tonino Bello.
Gaudete et exsultate par. 64
Ultimo discorso da Presidente di Vittorio Bachelet assemblea nazionale del settembre del 1973
Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma 1993.
Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 24 novembre 2013.
Azione Cattolica Italiana, Progetto Formativo “Perché sia formato Cristo in voi”, AVE, Roma 2004.
Azione Cattolica Italiana, Nella Parola l’alfabeto del quotidiano. Tracce sul “primato della Vita”, AVE, Roma 2017.
Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma 1993.
Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 24 novembre 2013.
Azione Cattolica Italiana, Progetto Formativo “Perché sia formato Cristo in voi”, AVE, Roma 2004.
Azione Cattolica Italiana, COMPAGNI DISTRADA Editrice AVE Appunti per la formazione degli animatori del gruppo Adulti”, AVE, Roma 2016.